Carmen Pellegrino

Nata a Polla nel 1977, storica e scrittrice, ha concentrato in un primo momento i suoi studi sui movimenti collettivi di dissidenza (come in “’68 napoletano. Lotte studentesche e conflitti sociali tra conservatorismo e utopie”, 2008), e successivamente ha indirizzato le sue ricerche sul  razzismo, l’esclusione sociale e le condizioni di sfruttamento dei migranti (nel saggio “Le ore della mia giornata”, pubblicato nell’antologia  “Qui si chiama fatica: storie, racconti e reportage dal mondo del lavoro”, 2010, vincitore del premio reportage Napoli Monitor). Coautrice di varie opere collettanee  (“Strozzateci tutti”, 2010; “Novantadue”, 2012), nel 2011 ha curato con Cristina Zagaria il volume “Non è un paese per donne: racconti di straordinaria normalità”, in cui ha pubblicato un saggio su Matilde Sorrentino. Da qualche anno si occupa di luoghi abbandonati che visita, fotografa e poi condivide sulla sua frequentatissima pagina Facebook, dove i lettori appassionati le segnalano altri luoghi perduti. Tutto ciò da un lato le è valsa la definizione di “abbandonologa”, dall’altro le è stato di ispirazione per il suo primo romanzo, “Cade la terra” (Giunti), ambientato proprio in un borgo abbandonato su un territorio che frana.

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