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Mimmo Locasciulli

Nato in Abruzzo, ha vissuto a Perugia e a Roma, dove si è laureato in medicina presso Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

Entrato nei primi anni ’70 nella “scuderia” del Folkstudio di Roma, raggiunse il successo di pubblico con l’Album “Intorno a trentanni” nel 1982. Nello stesso periodo ha suonato il pianoforte e l’organo Hammond nell’album Titanic di Francesco de Gregori. Ad esso seguirono “Sognadoro” e “Mimmo Locasciulli” (dal quale fu estratto il brano “Buona Fortuna” con cui partecipò al Festival di Sanremo 1985)

Fu di quel periodo anche la collaborazione con Enrico Ruggeri con il brano “Confusi in un playback” ed una fortunata tournee di concerti, immortalato nell’omonimo live. Dopo l’album Clandestina, avviò una collaborazione con Riccardo Rinetti, che produsse (Adesso glielo dico) ed i successivi 3 album, sempre più orientato verso sonarità Jazz.

Continuando sempre la sua carriera di medico parallelamente a quella di musicista, nel 2009 Locasciulli ha pubblicato l’album Idra, registrato a New York. Fra i collaboratori del cantautore abruzzese per questo album figurano ancora Greg Cohen e Marc Ribot; l’autore ha definito Idra “un disco tematico sulle più grandi difficoltà dell’uomo di oggi”[4].

Nel 2016 Mimmo Locasciulli ha celebrato quarant’anni di attività discografica pubblicando il doppio album Piccoli cambiamenti[5], contenente molte delle sue canzoni più note insieme ad altre che, nel corso degli anni, ne hanno caratterizzato il percorso artistico. Un solo inedito, dal titolo omonimo, che vuole essere uno sguardo dall’alto sui cambiamenti del nostro tempo, di quello che ci circonda e della musica che ne scandisce il ritmo. Per questo disco sono stati realizzati due videoclip promozionali, uno per la title track e una per il brano Confusi in un playback. Quest’ultimo brano, scritto ed interpretato originariamente insieme ad Enrico Ruggeri, vede questa volta la collaborazione del cantautore emiliano Luciano Ligabue.

In tutti questi anni Mimmo ha esplorato i più disparati mondi musicali, lasciandosi contaminare di volta in volta dal rock e dal pop, spingendosi fino allo sconfinamento nella musica elettronica, nel blues e nel jazz.

L’elenco dei nomi che lo hanno affiancato, o con i quali Locasciulli ha scambiato esperienze ed apporti è davvero da capogiro: Francesco De Gregori, Enrico Ruggeri, Frankie hi nrg mc, Gigliola Cinquetti, Paolo Fresu, Gabriele Mirabassi, Piero Ciampi, Claudio Lolli, Paola Turci, Enrico Pieranunzi, Roberto Kunstler, Alex Britti, Goran Kuzminac, Stefano Di Battista, Roberto Gatto, Andrea Mirò, Alessandro Haber, e poi ancora Marc Ribot, Greg Cohen, Joey Baron, Büne Huber & Patent Ochsner, Lenny Picket, Willie Schwarz e molti altri ancora. Indifferente alle mode o alle sollecitazioni di mercato Mimmo Locasciulli ha seguito una sua personale strada musicale, fatta soprattutto di coerenza, ma anche di ricerca, di curiosità e di sconfinamenti in ambiti musicali diversi dal suo habitat artistico naturale. Con questa speciale dotazione egli si è conquistato, ed ancora conserva, un posto di primissimo piano nel panorama della canzone d’autore italiana.

Nel 2016 l’Associazione “Civilia – Cultura, parole e musica” gli assegna il Premio “Civilia – Canzone d’Autore”.

Nel 2022 ha rivisto l’album che lo portò al successo reinterpretandolo in Intorno a Trentanni – Revisited con la partecipazione di artisti come Eugenio Finardi, Brunori S.A.S. e Stefano di Battista.

Ha anche prodotto con la sua etichetta Hobo, producendo album di Stefano Delacroix, Goran Kuzminac, Alessandro Haber e Claudio Lolli.

X edizione

16, 17 settembre 2022

La Partenza e la Restanza

Il tema di questa edizione interesserà il Partire e il Restare, aspetti inseparabili e intrecciati alla storia dell’umanità.
L’uomo è continuamente in viaggio anche quando pensa di sostare.
Il sentimento della restanza stabilisce una relazione di reciprocità Leggi tutto

Battista Marello – “Potenza dei volti”

Battista Marello, ha il suo studio nel Belvedere di San Leucio di Caserta, comunità  della quale è parroco dal 1973. Allestisce personali presso lo Studio Oggetto di Caserta, la “Galleria li Segno”, la “Galleria San Fedele” di Milano, 1990, la” Galerie Jesse” di Bielfeld (Germania) 1991,    Castel dell’Ovo
Napoli, 2009, l’Insula Sacra di Positano, 2010, le Gallerie campane presenti all’Expo di Bari , partecipa alla trasmissione “Un parroco artista” (RAI 1, l 990). Cura la mostra “Apparizione”, dedicata a Giovanni Paolo II a Caserta, 1992; realizza il portale in bronzo per la chiesa di Valeggio di Verona.  Fra le sue opere, le porte bronzee per Cetara presso Amalfi, quelle della Cattedrale Vanvitelliana di Caserta, del Duomo duecentesco di Caserta Vecchia, del Duomo di Positano, del Santuario mariano  Ariano Irpino e del portale minore della chiesa del Bernini in Castel Gandolfo. Fra le sculture si ricordano la Madonna della Salute ai piedi delle Dolomiti, la Colonna di Fuoco antistante la Cattedrale di Sessa Aurunca e La mensa infranta, opera commemorativa del terremoto in Irpinia.

Antonio Biasiucci – “Epifanie”

un progetto di Antonio Biasiucci (scarica qui il PDF)

Antonio Biasiucci nasce a Dragoni (Caserta) nel 1961. Nel 1980 si trasferisce a Napoli, dove comincia un lavoro sugli spazi delle periferie urbane e contemporaneamente una ricerca sulla memoria personale, fotografando riti, ambienti e persone del paese nativo. Nel 1984 inizia una collaborazione con l’Osservatorio vesuviano, svolgendo un ampio lavoro sui vulcani attivi in Italia. Nel 1987 conosce Antonio Neiwiller, attore e regista di teatro: con lui nasce un rapporto di collaborazione che durerà fino al 1993, anno della sua scomparsa. Fin dagli inizi la sua ricerca si radica nei temi della cultura del Sud e si trasforma, in anni recenti, in un viaggio dentro gli elementi primari dell’esistenza. Ha ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui, nel 1992, ad Arles, il premio “European Kodak Panorama”; nel 2005 il “Kraszna/Krausz Photography Book Awards”, per la pubblicazione del volume Res. Lo stato delle cose (2004) e, nello stesso anno, il “Premio Bastianelli”; nel 2016 Premio Cultura Sorrento. Numerosissime le mostre personali e le partecipazioni a mostre collettive, a festival e rassegne nazionali e internazionali. Ha collaborato inoltre a diversi progetti editoriali e ha partecipato a importanti iniziative culturali di carattere sociale. Biasiucci è stato invitato fra gli artisti del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2015. E’ docente di “Fotografia come linguaggio artistico” presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 2012 fonda il “LAB/per un laboratorio irregolare” come azione di volontariato sociale. Ideato da Antonio Biasiucci il Lab risponde all’esigenza di creare un percorso per giovani artisti, in cui trasmettere un metodo di costante approfondimento e critica del proprio lavoro.

Molte sue opere fanno parte della collezione permanente di musei e istituzioni, in Italia e all’estero, tra cui: Istituto nazionale per la grafica, Roma; MAXXI, Roma; PAN Palazzo delle Arti, Napoli; MADRE-Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina, Napoli; Metropolitana di Napoli; Galleria Civica di Modena; Museo di fotografia contemporanea Villa Ghirlanda, Cinisello Balsamo (Milano); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’Arte Contemporanea, Guarene (Cuneo); Fondazione Banco di Napoli; Collezione Banca Unicredit, Bologna; Bibliothèque nationale de France, Parigi; Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Château d’Eau, Tolosa; Musée de l’Elysée, Losanna; Centre de la Photographie, Ginevra; Fondazione Banca del Gottardo, Lugano; Centre Méditerranéen de la Photographie, Bastia; Galerie Freihausgasse, Villach (Austria); Departamento de investigación y documentación de la Cultura Audiovisual, Puebla (Messico), Mart, Rovereto, Pio Monte Della Misericordia, Napoli; Fondazione Modena per la fotografia. Musei Vaticani.

Giovanni Timpani – “Echi dal segno”

 

 

Nasce nel 1988  a Piedimonte Matese (Ce). Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli dove si diploma con lode, concentrando la sua ricerca sulle aree dell’Incisione e del Disegno. Attivo nel panorama artistico contemporaneo, ottenendo numerosi riconoscimenti.
È vincitore del 9° Premio internazionale Biennale d’ incisione “Città di Monsumanno Terme” nel 2015 e del premio FIBRENUS “Carnello carte ad arte” edizione 2016. Riceve una segnalazione alla 25° edizione del “Concorso Nazionale di Calcografia Premio Comune di Gorlago”, ottiene una menzione speciale alla V edizione della Biennale dell’incisione, della grafica e dell’animazione contemporanea “città di Bassano del Grappa” e al “I Premio Grafica Italiana”  Vigonza – Padova 2018. Tra le numerose mostre, nel maggio 2017 espone in una bipersonale con lo stampatore Vittorio Avella “Il bianco è nero, Vittorio Avella e Giovanni T impani – Spazio Amira – Nola” e nel maggio 2018 con la personale “Nel tempo dell’assenza” a cura di Paola Cassinelli – Museo di Aree Contemporanea e del 900 Villa Renatico Martini Monsummano Terme – Pistoia. La sua attività artistica è più volte recensita dalla storica rivista Grafica D’arte in diverse pubblicazioni. Le sue opere appartengono a collezioni pubbliche e private. Svolge l’attività di assistenza alla cattedra di Grafica d’Arte e di Tecniche dell’incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.

 

Bonifica del Sannio Alifano, Abbeveratoi del Matese

BONIFICA DEL SANNIO ALIFANO

OBIETTIVO ACQUA
Mostra fotografica del Concorso fotografico Nazionale “Obiettivo
Acqua” organizzato dall’ANBI (Ass. Naz. Bonifiche Irrigazione) e da
Coldiretti, in mostra dal 13 al 30 settembre 2019 presso il Chiostro di
San Domenico di Piedimonte Matese.

I 150 ANNI DELLA BONIFICA
Mostra fotografica storica “Bonifica Idraulica, impianti e reti
irrigue: da 150 anni insieme all’Italia”, prestata in esposizione al
‘Festival dell’Erranza’ dal CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura
e l’analisi dell’economia agraria).

IRRIGAZIONE CON I SATELLITI (DIANA)
Illustrazione delle più avanzate tecnologie disponibili per l’agricoltura
irrigua messe a punto nell’ambito del progetto europeo HORIZON 2020 DIANA, a cura del Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano.

 

MATESE D’ACQUA DOLCE

Nasce come rubrica apparsa su Clarus (www.clarusonline.it) curata da Salvatore Signore e Roberto Fratta, per divenire un racconto fotografico riguardante gli abbeveratoi del Matese. In esso si descrivono non solo le antiche fonti, in uso ai pastori e alle greggi, ma anche gli spettacolari percorsi per raggiungerli. Non mancano riferimenti ai paesaggi innevati e a quelli “teneri” e fioriti della primavera, passando dalla calura estiva ai colori autunnali. Le brevi narrazioni si intrattengono su una riflessione centrale riguardante il vivere la montagna da ospite grato e riconoscente verso la natura, il Creato, e la gentilezza umana. Il censimento ha portato alla luce, nel periodo che va dal luglio 2017 al dicembre 2018, ben sessantacinque abbeveratoi, distribuiti tra il versante campano e quello molisano del Matese. La ricerca dei due autori prosegue sulla rivista Clarus, attraverso la pubblicazione di una nuova rubrica, dal titolo: “Tutti i sentieri portano in cima?” riguardante la pianificazione tecnica dei percorsi matesini.

 

Fabrizio Bosso, Berberè Trio

Fabrizio Bosso. Diplomato a 15 anni al conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, completa i suoi studi al St. Mary’s College di Washington DC. Nel corso della sua carriera ha avuto numerose collaborazioni con artisti quali Stefano Di Battista, Claudio Baglioni, Paolo Fresu, Aldo Romano, Flavio Boltro, Mario Biondi, Bruno Lauzi (nell’album Il manuale del piccolo esploratore del 2003), Sergio Cammariere, Bob Mintzer, Tullio De Piscopo, Paolo di Sabatino, Randy Brecker e molti altri artisti di livello internazionale.[1] Più di una volta si è esibito in pubblico insieme alla cantante jazz Chiara Civello. È costante la sua presenza all’Umbria Jazz Festival di Perugia. Nel 1999 viene votato come “Miglior Nuovo Talento” jazz italiano da un referendum istituito dalla nota rivista Musica jazz. Nel 2008 ha ricevuto una nomination e, in seguito, vinto l’Italian Jazz Awards – Luca Flores come Best Jazz Act. Partecipa inoltre al Festival di Sanremo 2008 con Sergio Cammariere. Nel 2009 partecipa nuovamente al Festival di Sanremo come ospite della giovane promessa Simona Molinari. Compare nella compilation Club Jazz Digs Lupin The Third (2010) con il brano Toward the Patrol Line. Nel 2011 ha accompagnato Raphael Gualazzi nel brano Follia d’amore risultato vincitore della categoria Giovani del Festival di Sanremo 2011 e nel giugno 2011 incide insieme alla London Symphony Orchestra e Stefano Fonzi “Enchantment” un tributo alla musica di Nino Rota in occasione dei cento anni dalla nascita. Nel 2012 suona nel nuovo disco di Ivana Spagna dal titolo ‘Four’, nella canzone Listen to your heart, e si è esibito con Nina Zilli sul palco del Festival di Sanremo 2012. Dal 5 al 26 marzo 2012 partecipa alla trasmissione televisiva in onda nella prima serata del lunedì su Canale 5 dal titolo “Panariello non esiste“.  Il 26 novembre 2012 esce “L’amore è una cosa semplice (Special Edition)” dove duetta con Tiziano Ferro nella traccia 6.”Per te (For You)”. L’ 11 dicembre 2013 esce il brano “Non dirmi mai di no”, in cui Fabrizio duetta con la band bolognese Stil Novo. La protagonista del videoclip è Cristina del Basso, che interpreta una vittima di stalking.

Pierpaolo Bisogno nasce a Salerno, in tenerissima età dimostra di avere attitudini musicali, in modo particolare con la batteria e le percussioni.
Intraprende gli studi musicali all’età di 6 anni presso una scuola locale, per poi continuare la sua formazione insieme al Maestro Antonio Golino. All’età di quattordici anni entra in Conservatorio, e dopo aver conosciuto il vibrafono non ne potrà più fare a meno, innamorandosi letteralmente dello strumento, ma la sua passione per le percussioni lo spinge verso nuovi mondi e sonorità percussive avvicinandolo alle percussioni e alla musica Afroamericana fino alla sua passione definitiva.

Cristian Capasso. E’ un contrabbasso e contrabbasso, nato a Caserta nel 1990. Proveniente da una famiglia di musicisti, fin da piccolo è sempre stato circondato dalla musica ma è grazie a suo padre che ha scoperto il suo primo strumento: il basso elettrico che ha iniziato a suonare all’età di 11 anni. Pochi anni dopo inizia gli studi formali al Conservatorio di Benevento sotto la guida di Rino Zurzolo che introduce a Cristian l’affascinante mondo del contrabbasso. Dal 2007 lavora come session man eseguendo concerti dal vivo e sessioni in studio. Nel 2013 si trasferisce a New York per un periodo che cambierà il suo atteggiamento nei confronti della musica e del music business. Presto si è impegnato per suonare nella Grande Mela in locali come LeFrak Concert Hall, The Italian American Museum, ICN Radio, The Metropolitan Room e apparizioni televisive con la cantante jazz italiana Simona De Rosa con il progetto “Inside Quartet”. Rientrato in Italia, l’esperienza e la popolarità acquisite negli States gli hanno permesso di lavorare in tutto il Paese con il progetto teatrale “Stasera ci divertiamo” di Gino Rivieccio che suona nella banda di Antonello Cascone.
Nel 2015 partecipa al progetto “Gennarelli’s Band Project”, in tournée a Seoul e Hong Kong. Collabora con Peppe Vessicchio ed Luca Pitteri, due dei registi più famosi della scena italiana. Suona in alcuni dei più famosi festival jazz italiani come “Capri in jazz” (Inside Quartet special guest Giovanni Imparato), “Ravello Festival” (Soul Six), ”Alatri Jazz” (Inside Quartet), “Agorà Jazz Festival” (Inside Quartet), “Non solo Jazz nights” (Pierpaolo Bisogno e Sandro Deidda), “Saint Louis Summer Fest alla Casa del Jazz” (Rosario Giuliani), “International Jazz Day” (Rosario Giuliani), “Festival dell’Erranza” (Fabrizio Bosso), “Rock & Roll Circus” (Lello Panico), “Elettrika Roma Guitar Festival” (Ciro Manna ft. Patrix Duenas), rassegna “Luglio in jazz” opening per Hiromi Uehara con la Ciro Manna Band).
Nel 2015 si trasferisce a Roma per studiare presso il prestigioso Saint Louis Music College, proseguendo gli studi del basso elettrico con Gianfranco Gullotto. Diventa rapidamente un musicista affermato nella scena jazz di Roma e inizia a collaborare con nomi come Roberto Gatto, Marco Sfogli, James Senese, Town Street, Michele Papadia, Dario Zeno, Massimo D’Ambra, Mariano Barba, Daniele Chiantese, Angelo Abate, ecc … e altri sulla scena internazionale: Mike Stern, Robben Ford, Paul Gilbert, Scott Henderson.
Ha anche suonato regolarmente in Europa con il chitarrista rock / blues Paul Warren (Tina Turner, Joe Cocker e Rod Stewart). Gli anni passati a suonare su piccoli e grandi palchi, dal duo all’orchestra gli hanno permesso di creare un gusto personale che spazia dal jazz al pop, rock e funk. Nel 2017 infine presenta all ‘“Auditorium Parco della Musica” “Il Progetto Cristian Capasso” durante il Festival “Jamming”. In seguito presenterà questo progetto in molte città italiane. È anche un insegnante di basso elettrico e sta lavorando al suo primo album di debutto.

Domenico De Marco. Inizia a suonare la batteria all’età di quattro anni. Consegue al “Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli” il diploma in Percussioni con 10 e Lode nell’anno 2003, laureandosi successivamente nell’indirizzo interpretativo – compositivo con 110 e Lode nell’anno 2006. Collabora come percussionista con la “Nuova Orchestra Scarlatti”, con la quale partecipa a vari concerti all’Auditorium della Rai e varca prestigiosi teatri, tra i quali quello dell’Hermitage di San Pietroburgo nel 2003 e partecipa alla rappresentazione del Ratto Dal Serraglio sotto la direzione di Leopold Hager. Nel 2011 collabora con Fausto Mesolella come batterista del brano “Tre Colori” (San Remo 2011); nel 2012 incide il disco “Inside 4et”, con Simona De Rosa, Antonio Perna e Cristian Capasso. Vvolge un’ intensa attività come compositore e concertista, collaborando con importanti nomi del panorama musicale, tra i quali Fausto Mesolella, François-Joel Thiollier, Pietro Condorelli, Giovanni Imparato, Antonio de Luise, James Senese, Nicola Ferro, Jerry Popolo, Sasà Mendoza, Pippo Matino, Mimmo Napolitano, Rocco Di Maiolo, Giovanni Amato e tanti altri.

 

Berberè trio jazz

Formato da alcuni degli strumentisti più apprezzati: Christian Pepe, contrabbasso; Marco Vecchio, sassofono; Antonio Rapa, batteria.

Michele Pavese quartet

Michele Pavese, trombonista e leader dei Roman Dixieland Few Stars, è in attività come musicista dal 1971, prima con la Old Time Jazz Band di Luigi Toth e successivamente con il Southern Jazz Ensemble. Per circa venti anni ha militato nei gruppi di Carlo Loffredo, esibendosi sia in Italia che all’estero e partecipando a innumerevoli spettacoli televisivi e radiofonici. Assieme a Loffredo ha suonato al fianco di vere stelle dello spettacolo e del jazz quali Liza Minnelli, Danny Kaye, ‘Wild’ Bill Davison, Albert Nicholas e Tony Scott. Importanti sono state anche le sue collaborazioni stabili con i gruppi di Romano Mussolini e Lino Patruno, entrambe iniziate nel 1984.
 Nel 1982 Pavese ha fondato la band Roman Dixieland All Stars, nella quale sono transitati prestigiosi nomi del jazz italiano come Gegè Munari, Cicci Santucci, Gianni Sanjust, Giorgio Rosciglione. È da questo organico che deriva l’odierna formazione dei Roman Dixieland Few Stars, il cui repertorio è costituito da brani che rappresentano la storia del jazz classico lungo un arco di una cinquantina di anni, partendo dalle origini (con i tipici funerali di New Orleans, gli spiritual, il blues) sino ad arrivare a Chicago, lo swing, Gershwin e Duke Ellington. Durante lo spettacolo di questa band, le esecuzioni musicali si alternano a note storiche, curiosità, aneddoti sul jazz delle origini.
Oltre all’attività jazzistica, Pavese ha partecipato come solista a fortunate trasmissioni televisive di Renzo Arbore (Cari amici vicini e lontani e Quelli della notte), ottenendo con l’orchestra “I senza vergogna” il Telegatto televisivo per le sigle e un disco d’oro per l’enorme numero di dischi venduti.

[Bisogno/Capasso/De Marco Trio con Fabrizio Bosso], [Berberè Trio]

Fabrizio Bosso. Diplomato a 15 anni al conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, completa i suoi studi al St. Mary’s College di Washington DC. Nel corso della sua carriera ha avuto numerose collaborazioni con artisti quali Stefano Di Battista, Claudio Baglioni, Paolo Fresu, Aldo Romano, Flavio Boltro, Mario Biondi, Bruno Lauzi (nell’album Il manuale del piccolo esploratore del 2003), Sergio Cammariere, Bob Mintzer, Tullio De Piscopo, Paolo di Sabatino, Randy Brecker e molti altri artisti di livello internazionale.[1] Più di una volta si è esibito in pubblico insieme alla cantante jazz Chiara Civello. È costante la sua presenza all’Umbria Jazz Festival di Perugia. Nel 1999 viene votato come “Miglior Nuovo Talento” jazz italiano da un referendum istituito dalla nota rivista Musica jazz. Nel 2008 ha ricevuto una nomination e, in seguito, vinto l’Italian Jazz Awards – Luca Flores come Best Jazz Act. Partecipa inoltre al Festival di Sanremo 2008 con Sergio Cammariere. Nel 2009 partecipa nuovamente al Festival di Sanremo come ospite della giovane promessa Simona Molinari. Compare nella compilation Club Jazz Digs Lupin The Third (2010) con il brano Toward the Patrol Line. Nel 2011 ha accompagnato Raphael Gualazzi nel brano Follia d’amore risultato vincitore della categoria Giovani del Festival di Sanremo 2011 e nel giugno 2011 incide insieme alla London Symphony Orchestra e Stefano Fonzi “Enchantment” un tributo alla musica di Nino Rota in occasione dei cento anni dalla nascita. Nel 2012 suona nel nuovo disco di Ivana Spagna dal titolo ‘Four’, nella canzone Listen to your heart, e si è esibito con Nina Zilli sul palco del Festival di Sanremo 2012. Dal 5 al 26 marzo 2012 partecipa alla trasmissione televisiva in onda nella prima serata del lunedì su Canale 5 dal titolo “Panariello non esiste“.  Il 26 novembre 2012 esce “L’amore è una cosa semplice (Special Edition)” dove duetta con Tiziano Ferro nella traccia 6.”Per te (For You)”. L’ 11 dicembre 2013 esce il brano “Non dirmi mai di no”, in cui Fabrizio duetta con la band bolognese Stil Novo. La protagonista del videoclip è Cristina del Basso, che interpreta una vittima di stalking.

Pierpaolo Bisogno nasce a Salerno, in tenerissima età dimostra di avere attitudini musicali, in modo particolare con la batteria e le percussioni.
Intraprende gli studi musicali all’età di 6 anni presso una scuola locale, per poi continuare la sua formazione insieme al Maestro Antonio Golino. All’età di quattordici anni entra in Conservatorio, e dopo aver conosciuto il vibrafono non ne potrà più fare a meno, innamorandosi letteralmente dello strumento, ma la sua passione per le percussioni lo spinge verso nuovi mondi e sonorità percussive avvicinandolo alle percussioni e alla musica Afroamericana fino alla sua passione definitiva.

Cristian Capasso. E’ un contrabbasso e contrabbasso, nato a Caserta nel 1990. Proveniente da una famiglia di musicisti, fin da piccolo è sempre stato circondato dalla musica ma è grazie a suo padre che ha scoperto il suo primo strumento: il basso elettrico che ha iniziato a suonare all’età di 11 anni. Pochi anni dopo inizia gli studi formali al Conservatorio di Benevento sotto la guida di Rino Zurzolo che introduce a Cristian l’affascinante mondo del contrabbasso. Dal 2007 lavora come session man eseguendo concerti dal vivo e sessioni in studio. Nel 2013 si trasferisce a New York per un periodo che cambierà il suo atteggiamento nei confronti della musica e del music business. Presto si è impegnato per suonare nella Grande Mela in locali come LeFrak Concert Hall, The Italian American Museum, ICN Radio, The Metropolitan Room e apparizioni televisive con la cantante jazz italiana Simona De Rosa con il progetto “Inside Quartet”. Rientrato in Italia, l’esperienza e la popolarità acquisite negli States gli hanno permesso di lavorare in tutto il Paese con il progetto teatrale “Stasera ci divertiamo” di Gino Rivieccio che suona nella banda di Antonello Cascone.
Nel 2015 partecipa al progetto “Gennarelli’s Band Project”, in tournée a Seoul e Hong Kong. Collabora con Peppe Vessicchio ed Luca Pitteri, due dei registi più famosi della scena italiana. Suona in alcuni dei più famosi festival jazz italiani come “Capri in jazz” (Inside Quartet special guest Giovanni Imparato), “Ravello Festival” (Soul Six), ”Alatri Jazz” (Inside Quartet), “Agorà Jazz Festival” (Inside Quartet), “Non solo Jazz nights” (Pierpaolo Bisogno e Sandro Deidda), “Saint Louis Summer Fest alla Casa del Jazz” (Rosario Giuliani), “International Jazz Day” (Rosario Giuliani), “Festival dell’Erranza” (Fabrizio Bosso), “Rock & Roll Circus” (Lello Panico), “Elettrika Roma Guitar Festival” (Ciro Manna ft. Patrix Duenas), rassegna “Luglio in jazz” opening per Hiromi Uehara con la Ciro Manna Band).
Nel 2015 si trasferisce a Roma per studiare presso il prestigioso Saint Louis Music College, proseguendo gli studi del basso elettrico con Gianfranco Gullotto. Diventa rapidamente un musicista affermato nella scena jazz di Roma e inizia a collaborare con nomi come Roberto Gatto, Marco Sfogli, James Senese, Town Street, Michele Papadia, Dario Zeno, Massimo D’Ambra, Mariano Barba, Daniele Chiantese, Angelo Abate, ecc … e altri sulla scena internazionale: Mike Stern, Robben Ford, Paul Gilbert, Scott Henderson.
Ha anche suonato regolarmente in Europa con il chitarrista rock / blues Paul Warren (Tina Turner, Joe Cocker e Rod Stewart). Gli anni passati a suonare su piccoli e grandi palchi, dal duo all’orchestra gli hanno permesso di creare un gusto personale che spazia dal jazz al pop, rock e funk. Nel 2017 infine presenta all ‘“Auditorium Parco della Musica” “Il Progetto Cristian Capasso” durante il Festival “Jamming”. In seguito presenterà questo progetto in molte città italiane. È anche un insegnante di basso elettrico e sta lavorando al suo primo album di debutto.

Domenico De Marco. Inizia a suonare la batteria all’età di quattro anni. Consegue al “Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli” il diploma in Percussioni con 10 e Lode nell’anno 2003, laureandosi successivamente nell’indirizzo interpretativo – compositivo con 110 e Lode nell’anno 2006. Collabora come percussionista con la “Nuova Orchestra Scarlatti”, con la quale partecipa a vari concerti all’Auditorium della Rai e varca prestigiosi teatri, tra i quali quello dell’Hermitage di San Pietroburgo nel 2003 e partecipa alla rappresentazione del Ratto Dal Serraglio sotto la direzione di Leopold Hager. Nel 2011 collabora con Fausto Mesolella come batterista del brano “Tre Colori” (San Remo 2011); nel 2012 incide il disco “Inside 4et”, con Simona De Rosa, Antonio Perna e Cristian Capasso. Vvolge un’ intensa attività come compositore e concertista, collaborando con importanti nomi del panorama musicale, tra i quali Fausto Mesolella, François-Joel Thiollier, Pietro Condorelli, Giovanni Imparato, Antonio de Luise, James Senese, Nicola Ferro, Jerry Popolo, Sasà Mendoza, Pippo Matino, Mimmo Napolitano, Rocco Di Maiolo, Giovanni Amato e tanti altri.

 

Berberè trio jazz. (formato da alcuni degli strumentisti più apprezzati: Christian Pepe, contrabbasso; Marco Vecchio, sassofono; Antonio Rapa, batteria);

Alfina Scorza

Alfina Scorza è una cantautrice Salernitana. Esplora sin dall’età adolescenziale vari aspetti musicali, studiando il pianoforte classico, arrivando poi alla musica jazz e latina, laureandosi con lode in canto jazz al Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino. Nel 2011 è vincitrice assoluta con il brano “Di rosso e sensualità” del “Premio Anacapri Bruno Lauzi” concorso internazionale per la canzone d’autore seguito da UnoMattina e Rai3, in tale contesto si aggiudica anche il “Premio Alessandra Cora” come miglior interprete femminile. Nell’ottobre 2013 si colloca con il brano “Li penzieri” nella rosa dei dieci finalisti del prestigioso “Premio Andrea Parodi”, concorso internazionale di world music. Il 26 luglio 2014 si esibisce in piazza San Costanzo a Sanremo, nella rassegna “Il Tenco ascolta”, organizzata dal “Club Tenco” in qualità di cantautrice emergente. Rientra tra le 11 finaliste del Premio Bianca D’Aponte.Tale premio le porta molta fortuna, le viene consegnata la Targa Siae come miglior composizione per il suo brano “ Suona Forte” e le viene offerto da Mariella Nava la possibilità di un contratto discografico con la sua nuova etichetta ” Suoni dall’Italia- Produzioni musicali “. Nel luglio 2015 è finalista con il brano “La tortura” del prestigioso “Premio Bindi”. Dal 2012 gira l’Italia esibendosi con la sua formazione a quintetto, calcando soprattutto i teatri e i club nazionali. Nel maggio 2015 le viene offerta l’opportunità di esibirsi in Giappone in una serie di concerti voluti dall’ICC di Osaka, il 3 maggio in particolare, rappresenta la musica di Napoli alla festa di gemellaggio tra quest’ultima e Kagoshima. Il 12 Agosto 2016 in rappresentazione della musica italiana, tiene un concerto a Bansko in Bulgaria, nella prestigiosa rassegna internazionale del “Bansko jazz festival”, riscuotendo un ottimo successo di pubblico e critica. Il suo sound realizzato con la collaborazione dell’arrangiatore-chitarrista Pasquale Curcio, è un mix di pop, jazz e folk caratterizzato da suoni mediterranei e note dal sapore antico. il primo lavoro dal titolo “Di rosso e sensualità”, viene pubblicato il 18 dicembre 2015 per l’etichetta Hydra music e raggiunge il 3° posto su Amazon nelle classifiche della musica digitale, mantenendosi nelle prime 20 posizioni per 5 ° settimane , un buon risultato per un artista conosciuta più dagli addetti ai lavori che dal pubblico. Nell’Agosto 2016 il suo disco è candidato alle Targhe Tenco come miglior opera prima. Il 22 ottobre dello stesso anno è tra i protagosti della rassegna del Premio Tenco con Morgan, Roy Paci, Marina Rei, Vanessa Yourke Tagliabue, Noemi , Ascanio Celestini , Gli Scontati , Diego Mancino, Bucephus King, nella terza serata dedicata al cantautore, accompagnata dall’orchestra di Mauro Ottolini. Nell’estate 2017 firma con l’etichetta discografica “Bit&Sound Music” e con il produttore Tino Coppola è l’inizio di nuovo progetto musicale, il 29 settembre viene pubblicato il singolo e relativo videoclip “Così Sia”.

Marzouk Mejri

Atmosfere sospese e pulsanti accelerazioni. Voci ondeggianti delle pelli dei tamburi, intarsi di flauti e ance, il canto melismatico di Marzouk Mejri, polistrumentista tunisino (nay, mezued, zukra, darbuka, bendir, tar) da quindici anni a Napoli, sferzate di free jazz, funky e progr rock, tocchi di elettronica, di dub e reggae che si innestano su forme e ritmi popolari dello stambeli, sui modi nobili del malouf, su espressioni del misticismo sufi.

Punti cardinali diversi quelli su cui si fonda lo spettacolo del Marzouk Ensemble, combo dal suono fortemente internazionale, con Charles Ferris (tromba), Gigi Scialdone (basso), Pietro Santangelo (sassofoni), Sasà Priore (tastiere), Marcello Giannini (chitarre). Note e liriche che dichiarano un’appartenenza forte alla millenaria cultura musicale maghrebina ma sanno anche in maniera ardente affrontare tematiche esistenziali, istanze sociali e politiche dell’oggi, come avviene con la ripresa dei versi del poeta tunisino Abulkasem Eschebbi, feroce oppositore, con le armi della parola, della tirannide tunisina e del colonialismo francese. Canti d’amore, di fede, di coraggio nell’affrontare la vita.

Lo spettacolo proposto dal Marzouk Ensemble è un concerto di incontri, una pratica sonora pienamente world, che non significa banalità globali patinate travestite da esotismo etnico, ma confluenza di umori sonori e provenienze geografiche, pervasa da marcata spiritualità ma animata da una chiara impronta metropolitana. Un giardino di suoni (Genina, che significa giardino in arabo, è il titolo del disco d’esordio ma anche il nome della madre di Marzouk) che si combinano in un’interazione inedita fra ritmi, strumenti e modalità musicali.

[Peppe Servillo/Javier Girotto/Natalio Mangalavite], [Piergiuseppe Francione]

PARIENTES

Tre personalità artistiche, provenienti da culture musicali diverse, ricche e versatili in cui non difetta estro, capacità interpretativa e innata voglia d’improvvisare. Gli argentini Javier Girotto e Natalio Mangalavite incontrano la voce di Peppe Servillo; ne nasce un incastro musicale perfetto e la voglia di inventare insieme nuove “storie”.
Dopo 6 anni dall’ultima fortunata uscita discografica (“Futbol”), il trio presenta nel 2015 il nuovo album ed allarga la personale ricerca musicale e letteraria. Parientes è un viaggio nei ricordi, nelle persone, nell’immaginario di un popolo migrante che ha dato vita ad un’altra cultura e, nel contempo, ha preservato la propria portandovi nuova linfa; è un arco che si tende fra le sponde e nel tempo. Nascono così intrecci sentimentali, ricordi e tra una milonga, un tango, una cumbia, emergono storie di vita vissuta, di fatiche quotidiane e voglia di riscatto, di legalità e delinquenza.
La nostra tentazione è per chi odia e non lo dice mai, per chi tiene il fuoco nell’anima, per chi ha l’amore negli occhi e il sole nel petto.

 

 

Classe 1969, Piergiuseppe Francione nasce.
La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Martin Eden (2019) di Pietro Marcello dove ha interpretato la parte di Bibliotecario. Il film è stato distribuito da 01 Distribution nelle sale italiane mercoledì 4 settembre 2019.
Nel 2014 ha inoltre lavorato con Cristian Scardigno per la realizzazione del film Amoreodio dove ha interpretato la parte del maresciallo. – da Underdog Film uscito in Italia giovedì 9 ottobre 2014.

HOMO AVIATOR. Il ciclo pittorico dedicato al viaggio, che l’artista Ciro Palumbo porta avanti da anni, ha creato un personaggio che rivendica una vita in scena: l’Homo Viator. La rappresentazione teatrale, curata dall’artista e dall’attore -regista PierGiuseppe Francione , con le musiche di Antonello Aloise, unita alla mostra di opere uniche di Palumbo e Jacopo Mandich, ci racconta  di un cavaliere errante perennemente in lotta con la realtà che porta un  messaggio di luce , di infinito, di visioni poetiche e di assoluta bellezza, consegnandoci delle domande; è un respiro a cuore aperto che ci proietta in una nuova dimensione fatta di sogni e di positività. L’Homo Viator con la sua barca, ci indica una nuova direzione, dove la missione è quella di sognare e di credere che oltre il buio esiste sempre una scia di luce [da Casertasera.it].

Ambrogio Sparagna

Uno dei più importanti musicisti della musica popolare europea con all’attivo numerosi progetti realizzati in collaborazione con importanti e prestigiose istituzioni, concertistiche e non, nazionali ed internazionali e con artisti italiani e solisti da tutto il mondo.
Allievo di Diego Carpitella con cui realizza numerose campagne di rilevamento sulle tradizioni musicali dell’Italia centrale e meridionale.
Nel 1976 dà vita alla prima scuola di musica popolare in Italia e fonda nel 1984 la “Bosio Big Band“, un originale ensemble di organetti con il quale realizza numerose produzioni discografiche e di teatromusica.
Dal 2004 al 2006 è Maestro concertatore del Festival La Notte della Taranta dirigendo una grande orchestra di 60 elementi composta da strumenti popolari  e realizzando molti concerti, dalla Puglia alla Cina.
Dal 2007 è fondatore e direttore dell’Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, un grande gruppo strumentale stabile che raccoglie tanti interpreti provenienti da tutte le regioni della Penisola, allo scopo di promuovere e valorizzare il repertorio della musica popolare italiana.
Con questo organico dà vita a numerosi progetti di spettacolo sia nell’ambito della stagione della Fondazione Musica per Roma, che in Italia e all’estero.
Nel 2009 è ospite speciale del WOMEX. World Music Expo di Copenhagen.
Ambrogio Sparagna ha al suo attivo un’intensa attività concertistica internazionale in numerosi Paesi europei ed extraeuropei e un’ampia esperienza di didatta anche attraverso la pubblicazione di numerosi saggi e documenti audiovisivi sulla musica popolare italiana.
Ha avuto modo di collaborare con numerosi e qualificati artisti della scena musicale tra i quali Francesco De GregoriLucio DallaAngelo BranduardiPeppe ServilloTeresa De SioNino D’AngeloSimone CristicchiRonGiovanni Lindo Ferretti e molti altri.

Transumanza

Festival dell’Erranza VIII edizione

Piedimonte Matese (CE)

 

 Premio Letterario Nazionale Festival dell’Erranza 2020

dedicato alla Transumanza: scritti entro il 15 giugno

comunicato stampa

 

In occasione della proclamazione della Transumanza quale patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, l’Associazione Erranza che ogni anno promuove il Festival dell’Erranza bandisce il “Premio Letterario Nazionale Festival dell’Erranza 2020”. Lo scopo del concorso – riservato a scritti inediti – è di dare voce a scrittori, poeti e saggisti che vogliano contribuire alla conoscenza e all’approfondimento del tema della Transumanza.

La cerimonia di premiazione si svolgerà a Piedimonte Matese (CE) in occasione della VIII edizione del Festival dell’Erranza.

Il concorso, a sezione unica, è dedicato a racconti poesie e saggi in lingua italiana; gli elaborati partecipanti devono contenere argomenti inerenti la pastorizia e l’allevamento, il mondo agro silvo-pastorale, il paesaggio appenninico (nelle forme più libera possibile), così da contribuire alla conoscenza e all’approfondimento della transumanza. Il termine ultimo per l’invio delle opere è il 15 giugno 2020.

La Giuria selezionerà e identificherà i primi tre classificati, i quali beneficeranno della pubblicazione gratuita dei loro elaborati presso la casa editrice Erranza edizioni.

Il libro, inserito nel catalogo della casa editrice, verrà altresì presentato nel corso di una manifestazione a cura dell’editore.

Ai vincitori, inoltre, sarà conferito un diploma di merito e aggiudicato un buono spesa – di diversa entità, a seconda del premio assegnato – da utilizzare presso le Librerie Feltrinelli.

Per qualsiasi informazione, visitare la sezione dedicata al Premio nel sito www.festivaldellerranza.it oppure scrivere  a associazionerranza@gmail.com

 (in allegato: comunicato stampa, regolamento, scheda)

INFO

Festival dell’Erranza Largo San Domenico, 81016 Piedimonte Matese (CE)

Roberto Perrotti
direzione@festivaldellerranza.it

Mary Attento
mary.attento@gmail.com
ufficiostampa@festivaldellerranza.it
mobile: +39 333.6685492

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La transumanza nel Patrimonio Unesco, da Piedimonte Matese l’idea di un ‘cammino narrante’

[articolo tratto da Clarus on line]

Nove anni fa la ‘transumanza’ era riflessione comune tra i promotori di quello che sarebbe divenuto il Festival dell’Erranza, manifestazine letteraria sul tema del ‘viaggio’ che porta la firma del direttore artistico Roberto Perrotti. Oggi se ne torna a parlare in maniera nuova: a primavera un seminario sul tema a firma dell’ormai famoso Festival giunto quest’anno alla VII edizione.
Matese è anche transumanza e con essa storie di pastori e famiglie, e animali e strade percorse, quindi intrecci invetiabili con abitanti e case, intrecci di stagioni e di colori…
Transumanza è cammino, ed è procedere; spostarsi alla ricerca di un luogo e un tempo migliori che garantiscono futuro e vita…
Un impeto acceso e lento, scritto nella carne di chi ha vissuto la montagna e ad essa ha dato un’anima, attraversandola in silenzio o fischiando, sussurrando preghiere o dialogando con il vento. Un procedere di tempo e di spazi appena proclamato Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco
Una notizia che ci tocca, ci fa rialzare la testa rispetto alle origini di molti matesini dei diversi versanti…

Abbiamo scelto di parlarne con una voce che ben rappresenta l’esperienza e la logica della trasnumanza e che ha tradotto con arte – elevando il comune procedere delle greggi e dei suoi uomini – ad un’esperienza nobile: il camminare che diventa voce narrante di storie antiche e moderne, di saperi e di culture.
Si tratta di Roberto Perrotti, psicoanalista, scrittore, e direttore del Festival dell’Erranza, esperienza letteraria che da 7 anni tocca la città di Piedimonte Matese di una carezza bella e gentile…
Un Festival che nasce proprio sulla identità transumante dell’uomo (poi tradotta con erranza) e che puntualmente, nelle sue edizioni non ha mancato di toccare direttamente il tema del cammino di greggi e pastori: nell’ultuima edizione infatti, la presentazione della rubrica Matese d’acqua dolce edita da Clarus, sugli abbeveratoi del Matese, ristoro e vita per uomini e bestie in oltre in secolo di storia…
L’intervista che segue ci è utile per un ritorno sul Festival dell’Erranza e per il lancio di una nuova idea…che naturalmente appartiene a questa kermesse e ai suoi ideatori.

La transumanza diventa patrimonio Unesco. Finalmente…!
Pioniere, lei insieme ad altri, di un’idea che oggi fa il giro del mondo perchè ‘transumanza’ è nella storia dei popoli…
Nell’apprendere la proclamazione della Transumanza come patrimonio culturale immateriale dell’umanità, ho ricordato il clima di nove anni fa, quando con alcuni amici si pensava alla linea da dare al nostro festival.

Seduti al tavolo di lavoro, coralmente, anche noi “ proclamammo” la Transumanza argomento fondante della nostra ricerca, che si sarebbe sviluppata nel più ampio progetto della rassegna. Le storie del pascolo, le migrazioni stagionali, la logica di continui spostamenti ci affascinava.
Il tratturo, opportunità d’incontro e osmosi culturale, era ai nostri occhi il luogo privilegiato dove poteva crearsi la dialettica fra scambio, identità e alterità.

In che modo avete tradotto negli anni del festival i temi ispirati dalla transumanza?
Abbiamo declinato negli anni alcuni temi custoditi nella parola erranza. Fra questi il disporsi al cammino, l’ospitalità, l’accoglienza, la dimora, la relazione con l’Altro, la definizione di confine. Argomenti che si ravvisano nell’esperienza della transumanza. Si pensi al suo infinto vagare, alla migrazione stagionale di greggi, mandrie e pastori. Si tenga conto delle loro soste in luoghi stabiliti, del loro rifugio nelle “ stazioni di posta”. Non sfugga il forte legame sociale e culturale che si stabilisce fra i pastori e gli abitanti delle zone attraversate e la conseguente attività economica favorita da un proficuo rapporto fra uomo e natura.

Un’esperienza ancora ‘in vita’ ma modificata negli anni e da molteplici fattori… Non crede?
A essere precisi, si è lontani da una transumanza incontaminata, che avrebbe mantenuto la sua “purezza arcaica”. Il purismo pastorale in fondo è una deformazione intellettualistica urbana. Nella realtà si assiste a una progressiva distruzione delle “ strade dei pastori”.

Gli spazi per la pastorizia si riducono e gli antichi tratturi sono stati sostituiti in parte da strade asfaltate. E poi la speculazione e la cementificazione hanno completato il quadro.
Non tutte le storie di transumanza sono storie di gioia.
Il gregge può infastidire gli abitanti dei borghi o determinare incidenti stradali.
Benché la strada della transumanza sia un palcoscenico che esprime fierezza e suoni di campanacci nell’aria, è pur vero che essa risulta pregna di fatica e di ansia, in particolare per il pastore che è al seguito del gregge. E’ nelle file ultime della carovana che si suda, si corre, attenti che nessun animale si infili dietro una rete o un guardrail. Spesso gli animali vengono fatti salire su appositi camion, operazione complessa e pericolosa.

Che cosa rimane dell’antica tradizione della transumanza?
Certamente la sua forma di Pascolo Vagante: mandrie e greggi che non hanno una sede fissa e praticano una perenne transumanza, accompagnati da asini, muli, cani e un contorno di altri animali di bassa corte.
Un lungo cammino che parte dagli alpeggi di alta quota e scende lungo le valli per arrivare in pianura, alla ricerca di erba per sfamare quotidianamente il gregge.
Anche in questo caso i problemi non mancano, nondimeno le esperienze di coraggiosi mandriani e pastori vaganti rappresentano il volano per il mantenimento di una tradizione millenaria, per lo sviluppo di un’economia agropastorale, per la valorizzazione del un agriturismo extra urbano con  attività di trekking e di turismo equestre.

Per il naturale legame con il tema, possiamo aspettarci qualche riferimento preciso sulla Transumanza che porti la firma del Festival dell’Erranza?
Sì. Abbiamo molte idee a riguardo. Si racconta nell’ambiente nomade che “ la malattia delle pecore” è molto contagiosa. È vero, la passione del loro allevamento, del loro cammino vagante e della vita pastorale in genere coinvolge fatalmente.

Intendiamo organizzare, fra le attività del festival dell’erranza, un incontro seminariale sulla transumanza, a Piedimonte Matese nella primavera del 2020 con la presenza di studiosi del settore per aprire un confronto critico sull’argomento.
Indiremo, inoltre, un concorso letterario per opere inedite sul tema della transumanza.
Il manoscritto prescelto sarà premiato con la pubblicazione presso la nostra casa editrice, dell’erranza edizioni.