22 novembre 2023 ASMV – via D.B. Marrocco – Piedimonte Matese

23 novembre 2023 – La Feltrinelli, corso Trieste 154 – Caserta

24 novembre 2023 – Amministrazione Comunale, Palazzo Mazziotti via Umberto I – Caiazzo

14 dicembre 2023 | Biblioteca Comunale Safina – piazza municipio 1 | Gioia Sannitica 

3 gennaio 2024 |Monopolio Laboratorio Popolare – Ariano Irpino

25 gennaio 2024 | Circolo dell’Unione – piazza Roma 7 – Piedimonte Matese

2 marzo 2024 |Sede APS Pro loco real sito di San Leucio, piazza trattoria 1 San Leucio CASERTA

IL LIBRO  |Brani poetici che attraversano la memoria di luoghi e d’incontri, che ha rischiato di disperdersi. I componimenti non sono scritti nella ricerca di una quiete, ma per riconoscere in trasparenza ciò che rimane della propria esperienza. Sostano, come stranieri in cammino, negli spazi necessari della presenza: la nascita, la morte dei genitori, gli amori, i rinvii. Non per cercare rimedi, piuttosto per accedere all’assenza che a tali aspetti si accompagna. Per toccare il suo mancare e sperimentare come il dimorare nella precarietà ci possa arricchire e lasciarci intuire i confini. La mancanza non va colmata, bensì sentita e abitata, accolta e trasformata.

L’AUTORE |Roberto Perrotti, psicoanalista e scrittore. Ha pubblicato per Edizioni Simone due saggi sulla scuola, per Guida Editore La trilogia dei capperi (2005) e Passodincanto (2008), per ASMV Edizioni, tre racconti lunghi. Scrive per InSalutenew e Artapartofculture. È inoltre ideatore e direttore artistico del Festival dell’Erranza.

Dalla prefazione di Elisa Ruotolo |La parola poetica di Roberto Perrotti nasce densa e matura. Sicuramente meditata e sedimentata nel tempo, ha una pacata solidità artigianale. Se è vero che ogni poesia ha in sé un contenuto civile, perché riguarda l’uomo, ne troviamo conferma in questi versi dove l’umano è raccontato da una stanza di nostalgia. È il rimpianto di ciò che si è perduto – perché sfigurato dalla violenza, dal cemento: da tutto ciò che ha vocazione al divorare, più che al tenere in vita. Il verso ha quindi un fine che travalica la bellezza: diventa un atto di recupero e di denuncia. La possibilità di riedificare dalle macerie: farlo persino con l’amore che diventa un’immensità fatta di piccolezze apparentemente gestibili. Dico apparentemente perché nulla è in profondità come appare in superficie (in questo l’autore riesce ad eguagliare il talento che ha la vita). È una voce limpida, quella di Perrotti, sicura nel tracciare il suo disegno; autentica nel reperire un modo originale per parlare della vita prossima e di quella universale. Perché in fondo non facciamo che questo, mentre si vive, dipanare un filo che contiene pur sempre l’intero gomitolo. Svolgerlo con cura badando che il gesto risulti ammaliante, è privilegio di pochi. Le poesie che compongono questa preziosa raccolta riescono in questa malia.

 

Estratto da “Toccare l’assenza”

Articolo su Clarus on line